In condizioni di tempo sospeso, il lavoro di un freelance è se possibile ancora più difficile. Ma sono sempre più convinto che camminare aiuti a ritrovare se stessi, sotto diversi punti di vista.

Stare fuori andando verso l’alba
Travasando un po’ di ciò che bevi nel bicchiere del prossimo
Perché stare fuori è condividere

Stare Fuori – La Sintesi, 2002

 

Già, condividere. Il senso evocativo e la bellezza di questo verbo da tempo riproiettato nella attualità, anche se in un senso un po’ differente da quello che Facebook avrebbe imposto suggerito due anni dopo l’uscita del brano “Stare Fuori”.

 
Ma per contro con il Covid, un anno di stare dentro, in casa, può avere effetti depressivi per coloro che – come chi scrive – si nutrono professionalmente più di altri di scambi e condivisioni (reali).

Per fortuna che una stagione ricca di soddisfazioni dell’Inter il camminare mi ha aiutato a pensare positivo, stimolare riflessioni, mettere ordine nelle mie cose continuando a dare impulso alla creatività.

Ne ho trovato conferma nelle parole di Sonia Venturini, che di mestiere fa la psicologa e psicoterapeuta a Modena, ma che da diverso tempo organizza delle camminate terapeutiche in giro per il Nord Italia. Il cammino come movimento di corpo e anima.

Lo chiamano anche psico trekking o adventure therapy, ma in sostanza senza troppi giri di parole ma di gambe, quelle di Sonia rappresentano delle sane camminate a contatto con il sé attraverso la Natura.

Ho scoperto queste attività riorganizzando il sito di Sonia sia nel design che nei contenuti e devo dire che – se le colorazioni delle regioni ce lo consentiranno – parteciperò a giugno all’appuntamento con la mindfulness compassion ambientale. La tecnica di MCA è una tecnica di mindfulness che mette al centro del proprio protocollo il contatto con la natura e gli animali. Interessante.

Chiederò se potrò portare con me la macchina fotografica perché lungo i miei tragitti gioco spesso a trovare nella Natura il suo lato nascosto e a farlo emergere, nella presunzione che si sveli solo a me lanciandomi degli indizi da portarmi a casa, a partire ad esempio da un tronco d’albero sezionato.

Qui però forse c’è anche un problema di deformazione professionale nell’affrontare ogni giorno cose di visual, cover, content, social…

Ok Sonia ho capito, vengo senza macchina fotografica.