Si chiama FUCK ed è il progetto che mi ha coinvolto recentemente in una scuola del modenese partendo da un acronimo

Oh bro, cazz’è un acronimo?

che in quattro incontri ha cercato di informare e intrattenere i ragazzi dell’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato “Giancarlo Vallauri” di Carpi nel perimetro dei concetti di Fair play, Understanding, Creativity, Kindness.

FUCK-progetto-scolasticoUn progetto che attraverso linguaggi a loro vicini come musica, arti visive e quello del corpo si è prefisso di rafforzare la personalità in relazione con l’altr* sviluppando le personalità, l’intelligenza emotiva e le relazioni con l’altro in società sempre più multietniche.

La parte che ho condotto, grazie al coinvolgimento della prof Antonella Vincenzi – che ha faticato un attimo a sostenere il nome del progetto ai dirigenti scolastici – è stata un laboratorio di ascolto e discussione sui testi rap, trap per sviluppare terreni personali e condivisi seminando cultura del dialogo e dell’ascolto in un contesto sempre più multietnico.

Con YouTube, una cassa, e fogli su cui scrivere ho toccato temi comuni ai ragazzi allenando l’empatia e l’intelligenza emotiva che li aiuteranno a distinguersi da quella artificiale.

Diciamo dei ragazzi che sono svogliati, cinici e poco concentrati, che difficilmente entrano in connessione con noi. Ma in un mondo che non sembra parlare la loro lingua, come educatori e divulgatori ci siamo sentiti di dire FUCK.

Per coltivare attenzione, spirito critico e rispetto; contrastare l’analfabetismo digitale ed emotivo affinando empatia e socializzazione; fornire strumenti ai giovani per inserirsi con consapevolezza nel contesto sociale e lavorativo che li attende.

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