Questa primavera ho deciso di mettere a disposizione un po’ del mio tempo in favore delle Scuole Medie “Giacomo Leopardi” di Castelnuovo Rangone (Modena). E così, attraverso l’Associazione Genitori a Piccole Dosi, ho tenuto un laboratorio di 10 lezioni dal titolo “Fuori le Parole”, per incuriosire i ragazzi sul valore delle parole e per migliorare la loro comunicazione verbale e scritta attraverso la lettura di giornali, la visione di video musicali, l’analisi di versi di canzoni, lettura di libri, giochi. Divertirci, riflettere e discutere con le parole.
E’ stata un’esperienza davvero molto interessante e stimolante che visto il successo riscosso dovrebbe ripetersi anche l’anno prossimo [ sta andando avanti tutt’ora, ndr]
L’approccio rapsodico del laboratorio pomeridiano poteva partire da qualsiasi spunto, ad esempio dall’analisi di una parola straniera ‘di moda’, entrata nel nostro parlato comune come “selfie” scivolando nella Storia dell’Arte e sui tanti su autoritratti o selfie famosi: Van Gogh (“Sembra mio zio!), Leonardo (“Quello della Gioconda!”), Caravaggio (“Wow, davvero era un assassino?”).
Oppure da un brano musicale come Happy” di Pharrell Williams, che abbiamo analizzato con traduzione a fianco. “Clap along if you feel like a room without a roof”. Il senso di libertà che ti può dare il ballo ci portava a mostrare una clip del maestro del ballo Michael Jackson con “Beat It”. “Scappa, “battitela”, come anche si dice in gergo. “Non volere fare il duro a tutti i costi / Se serve battitela”. Bullismo e sopraffazioni, dinamiche attuali alla loro età.
“Fuori le Parole” è stato anche un modo per cercare di far tirare fuori ai ragazzi le proprie emozioni.
Conoscete la storia di quel bambino che cadde in un pozzo? – Silenzio. E con l’ausilio della LIM si va negli anni ’80, ad Alfredino Rampi, e alla tv che cominciava a perseguire le emozioni della diretta, gli scoop, ma anche Presidenti con la pipa che sapevano farsi amare da tutti. E ascoltando “Alfredo” dei Baustelle c’è chi si commuove.
Prof a me piace Eminem!Bene, cosa dicono i testi di questo rapper? Sapete dirmi qualcosa? Silenzio.
Ma come diamine fate a dire che vi piace un artista se non conoscete quello che dice? Ok, la volta prossima parliamo di Eminem. “Noooo, adesso! Guardiamolo adesso”.
No, vi faccio stare un po’ sulla graticola. Presente il barbecue? Francese. Mi fate una rima con “graticola”? – Ridicola!
Ottimo. Oltre ad Eminem la volta prossima parleremo anche del più grande rapper italiano di tutti i tempi. “Fabri Fibra?” “Caparezza?”
Dante, ragazzi. Proveremo a rappare i primi versi dell’Inferno.
Ma ora è il momento del gioco tanto atteso. Si chiama “Piratello” ed ho imparato a conoscerlo quando avevo l’età dei ragazzi con cui sto parlando. Era all’interno della trasmissione tv “Il Dirodorlando”, a cura di Bianca Pitzorno, Guglielmo Zucconi che coinvolgeva in una serie di giochi, basati su di un linguaggio medioevaleggiante, il pubblico presente in sala e quello da casa, con una frase finale, nascosta tra parole insensate, da indovinare per la settimana successiva.
Nel gioco del “Piratello” si mettevano insieme pezzi di frasi suggeriti a casaccio dal pubblico ottenendo brani dall’effetto comico a dir poco esplosivo.
Ed anche a 40 anni di distanza funziona ancora!