Loquis, la piattaforma di podcast dedicata al turismo e alle storie dei territori italiani, mi ha chiesto di raccontare la mia città in 3 minuti.

Così, ho raccolto la sfida e ho buttato giù questo breve scritto dedicato alla mia città. Potete trovare il podcast a questo link e naturalmente seguire i miei diversi canali.

 

 

Le Mani di Modena

Se fosse una parte del corpo umano direi che Modena sono le mani, simbolo di accoglienza e operosità, usate per esempio per stringere amicizie e fare i tortellini.

I mitici “turtlèin”! Che su chi li ha inventati, se modenesi o bolognesi, c’è ancora una questione aperta con truppe militarizzate schierate al di qua e al di là del fiume Panaro a cercare di dirimere la questione.

Questioni di lana caprina, di trattati sul maiale, che qui va forte come la Ferrari, a cui il modenese vuol bene più della mamma. Dal dopoguerra in poi, questa terra infatti è diventata un luogo di persone che “scàncherano”, ovvero maneggiano, in ogni cosa abbia un motore. E questo ha dato vita a una generazione di costruttori, nelle cui vene scorre benzina e anche un po’ di lambrusco. Tutti con la passione di portare a termine lavori ben fatti, di far le cose per bene e di rendere facili le cose difficili.

“Avia Pervia” c’è scritto sullo stemma araldico, che in inglese si traduce un po’ come nothing is impossible.

Come costruirsi da soli il Duomo in piazza Grande. Quest’opera, patrimonio oggi dell’Unesco, infatti, è stata fortemente voluta e fatta realizzare dai modenesi per affermare i valori della comunità nel 1.099.

E mentre sei lì in Piazza Grande ad ammirarne la maestosità all’ombra della Ghirlandina, guarda verso sud e scorgerai il Mercato Albinelli, vero cuore della città. Qui ci puoi trovare lo chef Bottura in borghese a far compere, la rezdora che il prosiutto lo vuol tagliato fine, e il fighetto modenese, quello da brodo, che ci viene a comprare il grana, la boccia di Lambro (il Lambrusco) e l’aceto – rigorosamente – balsamico (quello normale a Modena lo usiamo per scrostare la doccia).

Sempre in zona c’è l’Aldina, trattoria che ti segnalo perché ancora alla buona, ma occorre prenotare eh! Mentre per la movida aperitivistica e notturna punta la barra verso la zona della Pomposa o di Via Carteria, dove dinoccolano artisti e alternativi, dove i giovani tra loro si chiamano vez (vecchio) e gli anziani regaz (ragazzi).

Contrasti tra l’antico e il moderno, fra altissime icone di stile e convivialità da polisportiva, fra persone capaci di riconoscere il modello di una Ferrari che passa dal rombo che fa, o la grazia di un’andatura di una donna che cammina sui tacchi.

Contrasti diventati parte di questa città, che ha saputo costruire la sua attrattività non tanto sui passato remoto quanto a quello più moderno, fatto di passioni di motori, cibo, musica e personaggi che hanno contribuito a plasmare una riconosciuta poetica modenese e ad attirare un crescente numero di turisti e curiosi

Per scoprire le tante botteghe storiche, così come i caseifici e le acetaie della provincia, dove batte ancora il cuore più autentico, accogliente e alla mano di questa città.