Paolino Paperino. Per chi segue la musica italiana indipendente questo nome non suonerà sicuramente nuovo. La band modenese esce nel 2017 con un nuovo album al quale ho collaborato per i testi. E vi racconto un po’ di cose a proposito e a sproposito.

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Si chiama C’è Gente Che Dormono il nuovo album della Paolino Paperino Band, un gruppo musicale – diciamolo subito – bisessuale visto che accetta il genere femminile LA nella denominazione più estesa ma anche quello maschile in quella contratta “I” Paolino. Beati i gruppi inglesi che hanno il “THE” e non perdono tempo con queste sterili discussioni interlocutorie.

Parchi a chi?

Secondo la scarna formula [ numero di album fratto tempo ] The Paolino Paperino Band (agevoliamo la pagina Wikipedia) sono classificati fra i gruppi parchi di produzioni. Musicalmente stitici, insomma. Ma nel 2017 la storica band modenese, protagonista della scena punk italiana anni ’90 e non solo, prova la remuntada rimettendosi a sedere per sganciare sui fans un nuovo album dal titolo “C’è Gente Che Dormono”.
L’album, che fa seguito a Porcellum del 2013, è stato registrato a Castelfranco Emilia nei Santanna Studios di Gianni Salvatori e Danilo Bastoni, due figure storiche nel campo della musica italiana che hanno lavorato fra gli altri con Andrea Mingardi, Nomadi, Umberto Tozzi, Laura Pausini, Irene Grandi, Raf e – tenetevi forte – Ivana Spagna, Paolo Vallesi, Marco Masini.

L’album “C’è Gente Che Dormono”

album-ce-gente-che-dormono-paolinoC’è Gente Che Dormono (Lo potete acquistare – che ve lo dico a fare – presso la Kob Records) è un album nel solco della tradizione eclettica della PPB fatta di punk, ska, reggae e funk con testi che trattano temi sociali e politici ma alleggeriti da una vena ironico-demenziale divenuta ormai marchio di fabbrica del gruppo guidato da Yana, regista di questa grande operazione discografica con l’aiuto del grande Stefano Cesca nella stanza dei bottoni.
Le 11 tracce dell’album sono popolate di tragicomico quotidiano sullo sfondo di abusi ambientali, migrazioni via mare e in autostrada, bullismo, violenze in famiglia e perbenisimo strisciante tratteggiate con un sorriso amaro e disincantato.
I brani sono istantanee di vita quotidiana in cui i protagonisti sono personaggi si trovano loro malgrado ai margini di una società che non comprendono, che scelgono uno schieramento politico solo perché lo slogan suona bene o che vorrebbero partecipare a uno sciopero ma alla fine rinunciano perché c’è la Champions League.
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L’album – che ha rischiato di chiamarsi Discoroberto – rappresenta in sintesi attraverso il suo titolo una fotografia contemporanea dell’imborghesimento, dell’intolleranza e dell’ignoranza che ci pervade, insieme ad un implicito invito a tirarsi su dai divani per imbracciare una chitarra.
Ma la ‘leggerezza’ dei PPB scorre come sempre nei testi della band che cita Skiantos, CCCP, Jannacci (in una rivistazione del pezzo di Cochi e Renato Il Piantatore di Pellame) nonché se stessa ne La Mela, storico pezzo della Paolino ricantato da voci bianche già ‘ribelli’.

Targi, cosa diciamo qua?

I testi sono stati una bella opera collettiva della band che mi ha chiesto di chiudere alcune strofe e di pensare alla traccia 13 ancora orfana di un testo. Il brano si è chiamato Preferisco Venerdì, per il quale mi è toccato cantare anche una strofa, cosa che abbasserà sicuramente il rating dell’album su TripAdvisor. Meglio forse mi è andato dietro l’obiettivo con le foto del booklet messe in art da Laura e Bocca di Fractars nel booklet del cd.

Nella torrida estate 2017 ho assistito a un gran bel lavoro di tutti, da Matte che ha suonato la batteria per primo con solo le tracce dei pezzi in testa, a Raffa con i suoi preziosi spunti, a Marco per il coordinamento scordinato, a Giulia per la promozione e a Garu per la sua compagnia in un viaggio infruttuoso a Milano.
La release dell’album è prevista per il 20 novembre 2017. Per acquistarlo scrivete a: kobrecords@yahoo.it