1 Giugno 1980. Arrivano i Clash in concerto gratuito in Piazza Maggiore a Bologna. Un evento passato alla storia, quasi divenuto un patrimonio Unesco.
Questo è l’estratto del mio libro “Ultimi Analogici” dove racconto la giornata in forma romanzata, vista con gli occhi di chi quel concerto non l’ha vissuto. Capitò infatti che per un errore di battitura alcuni giornali riportarono erroneamente la data del 2 giugno, così che in molti si presentarono a Bologna a concerto avvenuto.
Davanti alla stazione la Madonnina ondeggia contromano sulla sua bici carica di borse con nessuno sa cosa dentro. A inizio giugno il caldo si è fatto appiccicoso come il clima di solidarietà nazionale forzata. Ma lei pedala, se possibile ancora più lenta del solito, ai limiti delle leggi fisiche dell’equilibrio su ruote.
«Madonnina cosa pensa del clero?» le grida Millanta attivando una serie di imprecazioni in dialetto contro i preti e Cossiga.
«E vuèter du, stèe atèinti!»*
E attenti lo siamo stati, a casa in questi giorni, buoni buoni per non farci negare il permesso per andare a vedere i Clash gratis a Bologna. Con Millanta scendo carico dal treno alle 10.25, giusto con quel leggero anticipo utile a sbrigare le pratiche e cominciare a respirare l’aria di un grande evento.
«Clash. 2 giugno 1980: segnati questa data Tiepido», mi dice entrando trionfalmente in Piazza Maggiore. Nei nostri discorsi ci sono confronti sulla bellezza di Bologna, sulla sua università, sulla sua fauna eterogenea, sulle differenze di dialetti e di gergo con Modena, sulle visioni del mondo diviso in blocchi, sulla tanta gnocca universitaria che bazzica libera per strada che secondo Millanta bisognerebbe venire con un rastrello dal tanta ce n’è.
Siamo fortunati ad avere dei genitori giovani che ci lasciano andare a vedere di sera un concerto rock a Bologna; le sorelle Fratelli hanno piantato un casino al Grande Fratello che però è stato irremovibile. E forse ha ragione: a sedici anni hai la testa altrove e la cazzata è sempre dietro l’angolo.
Il primo indizio te lo dà lo spazzino che in piazza raccatta i resti del casino della sera prima. La conferma te la dà l’attacchino che sta incollando la faccia di Luigi Longo sul palco.
«2 giugno ’80, ore 20, Comizio.»
Come comizio?
«I Cless? I gh’en stè ier sira. Si informino! Ve’ mo que al casèin chi an lasè!»
Come sarebbe a dire ieri sera? Millanta ha un inizio di crisi epilettica stile Ian Curtis che sembra il preludio di un imponente atto terroristico per fermare il tempo e far tornare indietro le lancette della ragione, gesto neutralizzato appena in tempo dall’arrivo di altri fans sbagliati, vittime dello stesso errore di un giornale su cui avevano letto la data. Sbagliata. Arrivano anche due punk toscani che, appresa la notizia, danno il via ad una serie di bestemmie così creative che il Dams vuole invitarli a tenere un seminario.